Motivational Singing: Domande penetranti

Il percorso Motivational Singing chiude la sua introduzione con l’ultimo strumento disegnato da Daniel Goleman ne “Lo spirito creativo” ovvero la capacità e la volontà di farsi le domande penetranti.

Chi ha seguito i post precedenti sa che questo è l’ultimo step necessario per liberare la creatività che si nasconde dentro di noi. Se ti sei perso i precedenti post li puoi trovare qui di seguito:

Il quarto strumento per sviluppare la creatività è quello di porsi delle domande in modo costruttivo, analizzando tutto quello che accade, come uno scienziato nella sua ricerca. Porsi delle domande è sempre una buona pratica in qualsiasi settore compreso quello canoro.

L’unica vera domanda stupida è quella che non ti poni.

(Paul MacCready)

Quante volte siamo lì a farci le famose “seghe mentali” a farci delle domande del tipo “e se avessi fatto così e se avessi fatto cosà?”. Partiamo dal punto che sul latte versato non si piange. Credimi ci sono passata anch’io e ho scritto pagine e pagine di diari chiedendomi cosa non funzionasse ma ad oggi, con qualche ruga in più, posso dirti che non c’è nulla che non funziona. A volte le cose vanno bene ma riusciamo ad incasinarle lo stesso. Questo avviene anche nel canto quando per esempio facciamo una performance che è andata bene e riusciamo a trovare solo difetti.

Può capitare di sbagliare! Può capitare di steccare una nota! Può capitare, ma tranquillo, non è la fine del mondo! Uno può essere stanco, può essere giù di morale, le ragioni possono essere molteplici. Quindi se qualcosa è andato storto non è né colpa tua e né degli altri. Noi umani abbiamo la capacità di ingigantire i fatti. E’ nel nostro DNA. A volte lo facciamo per avere la comprensione/compassione da parte degli altri, altre volte per fare vedere invece che siamo dei fighi da paura e quindi giù ad ingigantire le storie dei nostri viaggi, delle nostre avventure. C’è un ma! Verso di noi non abbiamo mai pietà! Se sbagliamo qualcosa, soprattutto se siamo molto emotivi, continuiamo a pensare a quello sbaglio ininterrottamente.

La verità è che per migliorare è necessario sbagliare! Per migliorare è necessario porsi delle domande. E’ necessario porsi le domande giuste, domande più profonde. E’ come farsi un’autointervista che ci permette di continuare la ricerca del suono che desideriamo.

Devi farti delle domande come un bambino,  senza aver paura di farle e poi provare a sperimentare e a vedere “cosa succede se?”.  E qui ti lascio con la frase di Thomas Edison:

Non ho fallito. Ho solamente provato 10.000 metodi che non hanno funzionato.

Ti riporto qui anche un paio di esempi di personaggi suggeriti da Goleman che se non si fossero fatti le domande in cerca di creatività e curiosità oggi non sarebbero chi sono:

“Perché non togliamo il registratore , l’autoparlante e la funzione di registrazione e proviamo a collegarlo a delle cuffie? (Masaru Ibuka, presidente onorario della Sony e inventore del Walkman)

“Perché non può esserci un servizio postale affidabile che funzioni di notte?” (Fred Smith, fondatore della Federal Express).

Ecco visto? Certo che questi personaggi in un certo senso ispirano. Ci devono davvero ispirare perché anche noi dobbiamo rimetterci a fare delle domande. Quando qualche allievo mi dice: “Devo farti una domanda stupida…” lo blocco e gli ricordo che “non ci sono domande stupide”. Non sai cosa puoi fare con la tua voce se non te lo domandi, se non sperimenti. Non puoi sapere cosa succede se non provi a fare una nota altissima. Ti consiglio di non limitare le domande! Mai!

Sperimenta, chiediti come “sarebbe se”… e non come “sarebbe stato”. Magari sei già una persona che sa fare domande… ma ricordati che devi fare quelle giuste per la tua crescita canora!

Ecco qui qualche esempio di domande “sane e costruttive” che puoi farti:

  • E’ vero ho sbagliato in quel punto della canzone. Come mai ho sbagliato? Ero distratto? Ero teso? All’inizio della canzone ero già terrorizzato da quel passaggio? La mia voce tremava. Avevo paura di cantare oppure non ho respirato bene? Perché non ho respirato bene? Perché avevo paura? In alcuni punti ho sbagliato delle note. Come mai? Sentivo bene la base? Gli altri membri del gruppo hanno suonato correttamente o mi sono lasciato trascinare da un errore che ho sentito?

Prova a farti queste domande e approfondisci meglio la conoscenza della tua voce. Fammi sapere, sei uno sperimentatore o sei un conservatore? Scrivi nei commenti e raccontami!

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