In uno dei passati articoli abbiamo visto uno dei punti per sviluppare la propria creatività. Si trattava della fede nella creatività che ho modificato in fede nella propria voce (eh quante volte la perdiamo!)
Se ti sei perso l’articolo precedente puoi leggerlo qui!
Proprio ieri parlavo con una ragazza (cantante, musicista ed illustratrice) che mi raccontava quante volte sia stata in lotta con la propria voce. Capire dove si vuole arrivare e cosa si pretende dalla propria voce è sempre difficile, l’importante è ricordarsi che la propria voce è unica e bisogna apprezzarla con le sue caratteristiche e le sue sfumature. Forse pretendiamo troppo? O forse la vorremmo diversa in base ai cliché della nostra cultura musicale? Può essere ma come sempre tutto si può migliorare.
Se registri la voce di un bambino di quattro o cinque anni, il bambino sentendosi si riconosce e la sua voce gli piace, così come quando vuole sbraitare dentro al microfono, facendo il sorrisino di uno che si vergogna. Ma continua a riconoscersi. A nove/dieci anni se il bambino sente la sua voce registrata la sente strana. Dai dodici in su la sua voce gli fa proprio “schifo”. Molto probabilmente perché ha maturato certi gusti e certe preferenze musicali e vorrebbe avere la voce dell’idolo del momento mentre tutto il resto non è sufficientemente accettabile.
Questo succede anche agli adulti finché si stufano e decidono di sperimentare e allora si divertono come pazzi a provare a fare dei suoni che non hanno mai fatto prima. Acuti, vocine da cartone animato e di tutto un po’. Alcuni ci riescono e altri no a causa della loro auto-censura.
La censura è in pratica la nostra capacità di (scusate il francesismo) romperci le palle mentre stiamo facendo un’attività. E’ il cattivo metodo di autosabotarsi mentre stiamo cantando. E’ quella vocina che ad un certo punto arriva nella testa e ti sta già dicendo che stai sbagliando il finale della canzone. Già però se a metà della canzone stai già pensando al finale che sbaglierai, stai dando poca importanza a quello che fai e quindi stai già sbagliando.
Daniel Goleman nel suo libro “Lo Spirito Creativo” afferma che “La voce della censura assume forme diverse. Quella interiore è in genere la più scoraggiante, ma c’è anche quella espressa dagli altri, che comprende giudizi culturali fra cui le regole dell’etichetta tese a scoraggiare comportamenti sociali “non convenzionali“. E direi che con questa frase ha vinto tutto.
La voce che sta nella testa può essere anche più cattiva. Ti può dire che non sei all’altezza, che non sei adeguato, che non ce la puoi fare, di lasciare perdere e così via. Le strade che puoi percorrere sono due o lasci perdere quello che fai, con tanta sofferenza perché magari era un’attività che amavi (e più adori fare una cosa più il senso di inadeguatezza si fa sentire) oppure prendi la situazione in mano e la tratti in modo costruttivo cercando di limitare quella vocina cattiva.
Non è una cosa assolutamente facile. Nessuno ha mai detto che sia facile combattere contro le famose “seghe mentali”. Nel momento in cui ti senti insicuro lei torna sempre alla carica quindi devi essere in grado di saperti difendere. Prova a concentrarti su qualcos’altro.
Provo a darti qualche piccolo suggerimento. Mentre canti pensa di essere in un luogo che ti fa stare bene. Pensa al tuo posto felice, pensa a qualcosa di bello, pensa a qualche evento che è accaduto e che ti fa stare bene. Cerca di concentrarti su quello che ti fa stare bene. Se cantare ti fa stare bene non c’è motivo che la vocina si faccia avanti.
Raccogli ogni vocina cattiva e immagina di buttarla fuori dalla porta. Tu non la vuoi mentre canti. Vero?
Con alcuni miei allievi che avevano questo problema è un gioco che facevo sovente (non importa l’età). Se vedevo che ogni loro sillaba era giudicata e stragiudicata gli dicevo di prendere il loro cervello, metaforicamente, e di buttarlo fuori dalla porta, con tanto di gesto e di calcio nel sedere al cervello. Un piccolo gesto che però alleggeriva la situazione.
Non è facile tenere la vocina cattiva lontano da noi, ma se si è liberi da ogni censura, se impariamo a non vergognarci, riusciremo cantare qualsiasi sillaba o dittongo in modo più sereno.
Chiediti: “Cosa penso mentre canto?”, “Mi sto godendo il momento?”, “Sto facendo bene quello che ho imparato?”.
Quando fai gli esercizi non giudicare la tua voce, ma giudica l’esercizio nel complesso. Immagina di avere una telecamera puntata su di te, ma non per fare show; una telecamera per imparare, una telecamera che è in grado di ascoltare le sensazioni e valutare i movimenti del diaframma, del viso. Una telecamera che ti aiuti in modo costruttivo.
Provaci e raccontami le tue percezioni! Cosa hai provato? La tua mente si distraeva o eri sul pezzo?